lunedì 19 maggio 2014

RECENSIONE: FINO IN FONDO AL CUORE di ROBERTA CIUFFI


Nel clima di cambiamento della Roma di fine '800, l'efficiente Amelia non può che provare disprezzo per un attraente perditempo come Marziale, figlio secondogenito del duca dell'Acqua: almeno, fino alla sera in cui un disperato bisogno di denaro la spinge a offrirsi a lui...senza successo. Ma Amelia non poteva sapere che Marziale non è un dissoluto aristocratico bensì un uomo ossessionato da un tragico passato, forse l'unico capace di farle scoprire l'amore che finora lei ha solo sognato...

RECENSIONE:

Se la memoria non mi inganna Fino in fondo al cuore è il primo romance scritto dalla penna rosa italiana, Roberta Ciuffi, che leggo. L'ambientazione è sita in una Roma di fine Ottocento, nell'aria spira un vento di cambiamento che contagia tutti i personaggi che ivi si muovono. Ad un certo punto ecco Amelia, giovane moglie di Giuseppe, pronto a esalare l'ultimo respiro. Amelia non ha famiglia, orfana di genitori è cresciuta con le Suore, che le hanno impartito un'educazione cristiana, fino a quando decide di lasciare il convento per convogliare a nozze con Peppino, un modesto carrettiere progressista. Una sera, nel disperato tentativo di non rimanere sola al mondo, si offre ad uno sconosciuto per denaro. Forse potrà permettersi di pagare l'operazione che potrà salvare suo marito. Marziale, rifiuta la proposta, però qualcosa nel suo cuore scatta. La disperazione su quel viso emaciato è tanta e riesce a scalfire anche il suo cuore, inasprito dalla tragedia che lo ha segnato nel cuore e nel fisico. La riaccompagna a casa. Quando la vede correre disperata giù per le scale del suo palazzo sceglie di aiutarla, portandola a casa sua. Nel suo cuore non c'è solo solidarietà, ma anche un piano crudele.

I sentimenti che ho provato leggendo Fino in fondo al cuore sono stati molto contrastanti. Non è il genere di romance al quale sono abituata. Innanzitutto (e questo è assolutamente da annoverare fra i pro) la Ciuffi da ampio spazio ai pensieri (complementari a quelli dei principali per tenere il filo della storia) dei personaggi secondari per i quali sono riuscita a provare un forte senso di empatia. Filippo, il fedele servitore di Marziale, che a mio parere dovrebbero fare santo per tutte le tribolazioni che il suo signore gli fa passare. La nonnina di Marziale, simpatica ottuagenaria che, in dialetto romano, non fa altro che chiedere da mangiare a tutti quanti, e nei momenti più inaspettati. La combriccola degli amici di M. e il dottore tedesco massacratore di vocali. Generalmente questo non accade in tutti i romance, in cui spesso l'autrice preferisce concentrare maggiormente l'attenzione sugli eroi principali. L'ho trovato un romance tragicomico. A tratti lugubre e dall'atmosfera decadente, forse un po' soffocante. Due personaggi testardi e controversi, capricciosi e certe volte insopportabili. Però amabili, nonostante tutto. La storia d'amore c'è, il lieto fine pure. Tre stelline piene.

Un assaggio di tragicomicità:

-Chi siete?-le chiese con voce stridula. 
Amelia lo guardò con interesse. (...)
-Marziale, fà qualcosa!-strillò Eugenia. Accorgendosi che stava per spostarsi, si avvinghiò alle sue spalle. -Non muoverti!
-Vuoi dirmi come posso fare qualcosa senza muovermi?-replicò lui in tono così privo di espressione da apparire falso. 
-Sono venuta a pagare il mio debito-disse Amelia sollevando il mento. -Ma vedo che siete già occupato. 
-Mandala via subito. Subito!
-Per carità, Eugenia, mi stai perforando un orecchio.

Voi lo avete letto?

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